Fuori Programma by Pezzi Andrea

Fuori Programma by Pezzi Andrea

autore:Pezzi Andrea [Pezzi, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2009-09-14T22:00:00+00:00


Nonno, raccontami il futuro

Sì, mi pare che il titolo fosse proprio così:Nonno, raccontami il futuro. Campeggiava a grandi lettere sulla copertina di una rivista, insieme alla fotografia in primo piano che mi ritrae sorridente accanto a Indro Montanelli. Siamo a casa sua. Io, il giovane rampante. Lui, il decano dei giornalisti italiani, il vecchio saggio che ha visto tanto e avrebbe tanto da raccontare.

Non raccontò nulla, invece. Ricordo che venne ad aprirci la porta con il passo lento di chi non aveva più la voglia e la forza di camminare, identico a se stesso, a come lo immaginavo. A una maschera. L’intervista fu complicata, difficile. Anche la sua reticenza pareva assolutamente in linea con l’immagine burbera e toscana. Non fu possibile neanche scattargli più di sei o sette foto. Era come se quell’uomo non volesse o non potesse concedere a se stesso neanche un attimo di narcisismo. Sarebbe stato sciocco, puerile e incoerente, forse, rispetto a quel poco che nei minuti precedenti aveva detto, parlando di sé.

Una copia di quella rivista l’ho conservata. Un ragazzo e un vecchio che guardano verso l’obiettivo, distanti anni luce nonostante il titolo del servizio. Mi torna in mente mio nonno, quello vero. L’ho conosciuto poco, ma ricordo bene la sua faccia, con quelle rughe in cui s’incrociavano tristezza e fierezza. Quand’erano nate le sue figlie, aveva fatto un patto con la moglie: lui non si sarebbe occupato della loro educazione, perché erano donne, e le donne non potevano che restare con le donne. Trascorse una quindicina d’anni, durante i quali si allontanò progressivamente da tutto e da tutti. Aveva deciso di andarsene a morire in una casetta di montagna di trenta metri quadri, ma gli ultimissimi mesi di vita li trascorse comunque con la vecchia moglie accanto, a fumare il sigaro seduto sulla veranda e a fissare il vuoto. Di tanto in tanto si addormentava, poi si risvegliava di soprassalto e riprendeva a inseguire il nulla, o cose che vedeva solo lui.

“Vai a salutare il nonno!”, mi dicevano i miei ogni volta, e il rito del bacino al nonno ebete era l’unica forma di rapporto che esistesse tra noi. In effetti, ci parlai solo una volta, quando mi accusò di avergli rubato una delle sue medaglie di guerra. Non ero stato io, gli dissi, e poi a che diavolo gli servivano quelle vecchie medaglie annerite, che teneva sempre chiuse in un cassetto?! Mi guardò in faccia e si mise a piangere.

Anche il grande giornalista quel giorno pianse e s’arrabbiò. Quando gli chiesi cosa avesse capito, cosa gli fosse rimasto di tutti quegli anni di ricerca e testimonianza della verità. Il suo volto magro e aggrinzito divenne quasi feroce mentre gridava.

“Dovete smetterla di credere che la vita abbia un senso! Chi dice di aver capito qualcosa della vita è un pazzo! La vita non ha spiegazione! Arriviamo qua per caso, e quello che possiamo sperare è che qualcuno si possa ricordare di noi dopo la morte, E QUESTO è TUTTO!” Poi, anche lui come mio nonno, sembrò fissare il vuoto per un attimo, e dai suoi occhi scavati uscì una lacrima.



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